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Fagiolo Giallorino

Fagiolo Giallorino

Di origine sconosciuta, è diffuso da tempo remoto in tutta la Garfagnana. Un vecchio documento storico dell’archivio del Comune di Castelnuovo Garfagnana, di metà ottocento, descrive fagiolo nano di colore giallognolo con occhietto scuro, che veniva coltivato nelle jare. Anche se destinato soprattutto all’autoconsumo, un tempo era diffusamente coltivato. Oggi la coltivazione è molto ridotta e polverizzata in orti familiari, dove è gelosamente custodito e coltivato con seme annualmente autoriprodotto. Pianta nana di tipo precoce (sessantino).
Predilige ambienti freschi e riparati (per questo veniva coltivato in consociazione con il granturco), ma è comunque piuttosto rustico e resistente alla siccità, ed assicurava una produzione anche solo con irrigazioni di soccorso.
Se seminato in giugno entra in produzione anche in 40 giorni (quarantino).
Il fiore è bianco-rosato, il baccello è di lunghezza media (media 11,9 cm), con curvatura assente o molto lieve, di colore verde, che diviene giallo a maturazione del seme.  Filo presente.
Il seme è piccolo (peso medio 100 semi 45,9 g), ellittico, di colore giallo verdastro, con un’aureola marrone-rossiccio.
Viene coltivato a file, ad una distanza di 20-40 cm. Seminato in aprile – maggio, giunge a maturazione in luglio – agosto e viene raccolto a pianta intera.
La produttività è limitata, ma la qualità è ottima, per il sapore delicato ed il profumo aromatico.
Da sempre consumato come prodotto secco. Una volta sgranati ed essiccati i fagioli si conservano, in luogo asciutto, per tutto l’inverno ed oltre.
Tradizionalmente, come tutti i fagioli, era uno dei componenti principali nell’alimentazione delle popolazioni locali, ed era presente in molte preparazioni: dai primi, quali minestre (minestrella di Gallicano)  e minestrone di farro, ai contorni con cotechino o baccalà.
Abbinamento particolare con le “focacce leve”, preparazione tipica del comune di Gallicano.

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